Oggi no, domani si

Mettersi a studiare per un esame, cessare di fumare, cominciare a fare palestra: la volta giusta è sempre quella che verrà. Ma i rimandatari non sono semplici oziatori: secondo gli esperti le reali cause sono altre. Ecco come scoprirle e renderle innocue.

Oggi... no, anche prima: adesso! Secondo i nostri buoni propositi, immediatamente dovremmo: iniziare a fare dieta, cominciare ad andare in palestra, cessare di fumare... Malgrado ciò, probabilmente decideremo anche questa volta che il grande giorno, quello del nostro grande cambiamento va posticipato... forse domani... o la settimana prossima... Gli esperti chimano tale meccanismo temporeggiamento, che in parole povere significa rimandare tutte le volte, sempre. Questa potrebbe sembrare una forma di ozio, ma in raltà è una cattiva abitudine che spesso può generare alcuni problemi. L'inclinazione all'ozio non è una spiegazione sufficiente. Infatti all'origine di ciascun posticipo si possono individuare precisi atteggiamenti psicologici.
Innanzitutto, la pretesa che prima di cominciare a lavorare si debba aspettare l'ispirazione. Secondo ogni temporeggiatore questo bisogno è del tutto legittimo e sforzarsi di convincerlo del contrario è perfettamente inutile. Chi considera questo come una sua prerogativa, dovrebbe comprendere che essere ispirati è uno stato desiderabile, ma non necessario. Se desiderare diviene una condizione assultamente irrinunciabile, si rischia di rimandare troppo i propri doveri.
Poi, esistono persone convinte che tutto sia terribile e che tendono ad attribuire troppa importanza agli elementi di disturbo connessi con i propri doveri. Ad esempio, per colui che evita la palestra, la strada per andarci potrebbe apparire improvvisamente troppo lunga. Oppure, in ufficio il brusio o la musica dei propri colleghi appare intollerabile e si ritarda pesantemente la consegna del lavoro.
In oltre, ci sono i posticipatori che si sforzano in qualunque modo di evitare la fatica. Tutti ce ne staremmo comodamente sdraiati sulla propria poltrona leggendo il proprio libro preferito al posto di sudare furiosamente su qualche scomodissima macchina in qualche fetida palestra in nome della propria linea. La preferenza per la comodità è più che legittima, ma è da prendere con le pinze, poichè col passar del tempo rischia di trasformarsi in completa intolleranza alla scomodità.
Comunque, possiamo ritardare abbondantemente anche quando siamo ispirati e comprendiamo perfettamente il valore dei risultati del nostro lavoro. Fondamantalmente questo capita in presenza di compiti ricevuti da superiori e conseguentemente obbligatori: rallentiamo lo sviluppo del lavoro in quanto vogliamo inconsciamente rivendicare la nostra autonomia.
Poi, può esserci un inconscio desiderio di vendetta per eventuali ingiustizie subite oppure una sensazione di inadeguatezza che porta a temporeggiare allo scopo di evitare l'umiliazione per rimproveri che potrebbero giungere in caso di errore. E la personalità non conta!
Esiste anche il perfettino, che rimanda continuamente la consegna del proprio lavoro poichè non riesce a produrre risultati della perfezione desiderata. Per vincere tale atteggiamento occorre smettere di pensare in bianco e nero e trovare una maniera che faccia ottenere un lavoro leggermente imperfetto, ma sviluppato in un tempo accettabile.
Se, invece, si teme il fallimento, prima bisogna allontanare un paio di convinzioni bloccanti: quella di essere destinati a fallire e quella che bisogna assolutamente ottenere un buon risultato. Quando tutti i pensieri negativi sono stati spazzati via, allora è più facile dimostrare tutto il proprio valore!
Spesso accade che il successo è temuto. Infatti, può capitare che, anche inconsciamente, si preferisca sbagliare piuttosto che rattristire il caro amico col quale si è studiato per lo stesso esame, ottenendo un voto più elevato del suo... Oppure si potrebbe temere di essere etichettato come secchione e, pertanto, venire escluso dai compagni più dinamici e quindi più spassosi della propria scuola.
Hai bisogno di sentirti sotto pressione per agire al meglio possibile? Pensa all'importanza del tuo compito e alla stima del tuo capo che perderesti in caso di risultato negativo.
Poverino... ora lo aiuto io! Esistono, infine, le persone inclini ad essere compatiti. Tra pochi giorni, lui deve consegnare un lavoro ma fa percepire che ritarderà eccessivamente, malgrado lui abbia lavorato tanto. In realtà, nemmeno prova a cominciare il suo lavoro. Improvvisamente, un generoso collega si offre di aiutarlo ma, alla fine, si sobbarcherà quasi tutto il lavoro. Se agisci in tale maniera, allora abbandona i tentativi di combattere l'ozio: la tua è una vera e propria strategia. Disonesta, ma senza dubbio efficace!
Per sfuggire dal meccanismo del temporeggiamento, occorre determinare i motivi psicologici che generano ciascuno degli atteggiamenti visti. Questa operazione è tutt'altro che semplice, poichè ogni ritardatario è sempre molto abile nel trovare qualunque giustificazione ai propri ritardi...
Solo scuse o motivi seri? Sviluppando una analisi dei costi e dei benefici e determinando cosa accade se il compito viene eseguito o meno, si riescono a separare i motivi seri dalle semplici scuse. Nel caso che la propria scusa preferita sia l'assenza di ispirazione, bisogna sforzarsi di ammorbidire le proprie pretese e mettersi a lavoro in qualunque modo: essa arriverà strada facendo. Non iniziate a studiare finchè il vostro ambiente non è completamente tranquillo? Disconnettete il telefono oppure date istruzioni ai vostri amici tentatori!
Una cosa è certa: il nemico più insidioso della nostra efficienza siamo noi stessi! Un metodo abbastanza efficace contro la tendenza al ritardo è quello di scrivere tutte le scuse che ci vengono in mente e, poi, divertirsi a smontarle tutte, come se esse fossero proposte da qualche amico antipatico. Pertanto bisogna fare l'avvocato del diavolo! Evidentemente è opportuno iniziare ad esercitarsi subito, no domani...

Bari, Novembre 2006
Gennaro Cappelluti